ELOGIO ALL'INNOCENZA
Non nella trasgressione fine a sé stessa, non nell’ostentazione o nell’esaltazione dell’uomo come misura ultima dell’assoluto, bensì nella mitezza, nell’umiltà e nel seguire senza compromessi l’amore, la bellezza sopra ogni bellezza, che si potrà toccare con mano la rivoluzione più autentica, ovvero ciò che eleva i piccoli alla grandezza delle galassie, rovescia i potenti della Terra dai troni, e innalza gli umili.
Ezra Pound, in Canti Pisani, diceva: “Strappa da te la vanità”, perché
“Quello che veramente ami rimane,
il resto è scorie
Quello che veramente ami non ti sarà strappato
Quello che veramente ami è la tua vera eredità”
La morte di Dio annunciata dai filosofi moderni già da oltre un secolo, ormai comunemente accettata dalla maggior parte degli uomini nella post-modernità, e la conseguente perdita della corrispondenza fra logos e linguaggio, ci pone di fronte ad una inevitabile degradazione della parola a vacuità e menzogna, dell’immagine a ridondanza, dell’artista a preda di una spasmodica ricerca identitaria sempre più schizofrenica, alienata ed autoreferenziale. L’altra faccia della perdita del riferimento ontologico è l’assoluta confusione e la mancanza di orientamento che spesso degenerano in una perdita di attenzione e profondità nel ragionamento, nonché di umanità. Occorre, in questo senso, ed anche in maniera urgente e manifesta, recuperare il valore poetico della parola e della visione, attraverso una trascendenza amante: aggrapparsi alle radici profonde della vita, per ritrovarsi intorno a quel nucleo di senso come intorno ad un piccolo fuoco in mezzo a una landa gelida, per non soccombere all’ arroganza e alla banalità del male.
Citando le parole del filosofo Giorgio Agamben:
"Se abbiamo perduto la fede nel nome di Dio, se non possiamo più credere nel Dio del giuramento e dell’argomento ontologico, non è, però, escluso che sia possibile un’altra figura della verità, che non sia soltanto la corrispondenza teologicamente obbligata fra la parola e la cosa. Una verità che non si esaurisca nel garantire l’efficacia del logos, ma faccia in esso salva l’infanzia dell’uomo e custodisca ciò che in lui è ancora muto come il contenuto più intimo e vero delle sue parole. Possiamo ancora credere in un Dio infante, come quel Gesù bambino che, come ci è stato insegnato, i potenti volevano e vogliono a ogni costo uccidere".
Nell’eterna corrispondenza fra infinitesimamente grande ed infinitesimamente piccolo, nella riscoperta di questi valori, sia in senso visivo e formale, sia nella scelta delle tematiche che fanno fede a questo ribaltamento prospettico, tornare piccoli per diventare grandi è stato l’obiettivo della mia ricerca sull’Apocalisse di Giovanni
Ispirandomi al potere visionario e magnetico del Kyrios (il Cristo, l’agnello) ho scelto di concentrare la mia riflessione sull’innocenza come valore fondamentale e rivoluzionario dell’essere, per ribadirne la virtù.
Nell’Apocalisse di Giovanni il compito di combattere il male viene affidato ad una creatura inerme e fragilissima: un agnello. L’antico serpente è invece schiacciato dai piedi della Donna vestita di sole, a cui è affidato anche il compito di corredenzione di tutte le anime: se per mano di Eva abbiamo perso la nostra innocenza e siamo caduti nel labirinto di questo mondo, è attraverso Maria, la Donna vestita di sole, che siamo guidati a recuperare la direzione del paradiso, una libertà che passa attraverso il ritrovamento di una nuova innocenza, che dura tutto il corso della nostra vita. Il progetto medita su queste suggestioni attraverso la fotografia, cercando di dare loro corpo, visione, nuova vita .
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GLI INNOCENTI
Apocalisse III
1 All’angelo della Chiesa di Sardi scrivi: Così parla Colui che possiede i sette spiriti di Dio e le sette stelle: Conosco le tue opere; ti si crede vivo e invece sei morto. 2 Svegliati e rinvigorisci ciò che rimane e sta per morire, perché non ho trovato le tue opere perfette davanti al mio Dio. 3 Ricorda dunque come hai accolto la parola, osservala e ravvediti, perché se non sarai vigilante, verrò come un ladro senza che tu sappia in quale ora io verrò da te. 4. Tuttavia a Sardi vi sono alcuni che non hanno macchiato le loro vesti; essi mi scorteranno in vesti bianche, perché ne sono degni. 5 Il vincitore sarà dunque vestito di bianche vesti, non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma lo riconoscerò davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli. 6 Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese.
LA DONNA VESTITA DI SOLE
Apocalisse XII
12 Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle.
L'AGNELLO
Apocalisse V
1 E vidi nella mano destra di Colui che era assiso sul trono un libro a forma di rotolo, scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli. 2 Vidi un angelo forte che proclamava a gran voce: «Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli?». 3 Ma nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra era in grado di aprire il libro e di leggerlo. 4 Io piangevo molto perché non si trovava nessuno degno di aprire il libro e di leggerlo. 5 Uno dei vegliardi mi disse: «Non piangere più; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli». 6 Poi vidi ritto in mezzo al trono circondato dai quattro esseri viventi e dai vegliardi un Agnello, come immolato. Egli aveva sette corna e sette occhi, simbolo dei sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra. 7 E l’Agnello giunse e prese il libro dalla destra di Colui che era seduto sul trono